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Il 4 Maggio Tutti A L’Aquila Per Il Processo Alla Compagna Nadia Lioce!

Nel luglio del 2017 lo Stato ha aperto un nuovo processo contro la militante delle BR-PCC Nadia Lioce, prigioniera nel carcere de L’Aquila. Arrestata nel 2003, è detenuta continuativamente in regime di 41-bis dal 2005 e da allora può partecipare alle udienze solo per videoconferenza. La compagna è accusata di «disturbo della quiete pubblica e oltraggio a pubblico ufficiale» a seguito di una serie di battiture alle sbarre, messa in atto nell’ambito di una protesta effettuata tra marzo e settembre del 2015.

Formalmente Nadia è sotto processo per reati connessi a quelle battiture. La posta in gioco, però, è molto più alta. Attraverso il 41-bis lo Stato vuole spingere la compagna a rinnegare il proprio percorso politico, per poi utilizzare il conquistato annientamento della sua identità politica quale ulteriore cuneo per accrescere il senso di sconfitta e di impotenza circa la possibilità di una rottura e di una trasformazione rivoluzionaria della società e acquisire così un ulteriore vantaggio nello scontro più generale e di più lungo periodo con le componenti antagoniste del Movimento e con la Classe.

Questo nuovo processo rientra in questa strategia e serve perciò allo Stato per ribadire e rilanciare nei fatti l’applicazione del 41-bis quale strumento controrivoluzionario e di tortura di classe. Non a caso lo Stato, nel settembre scorso, le lo ha prorogato per altri due anni. Questo non è solo un processo contro Nadia: è anche un processo contro gli altri due militanti delle BR-PCC detenuti in 41-bis a Spoleto e ad Opera; contro *i/le tant* compagn* detenut* nei regimi d’isolamento denominati «Alta Sicurezza-2»; contro quant* lottano e vorrebbero farlo; e soprattutto contro quant* si pongono o potrebbero porsi la questione di come caratterizzare in termini sempre più politici e antagonistici i rispettivi interventi politici.

La prima udienza è stata subito colta dagli organismi che si occupano di lotta alla repressione, al carcere e di solidarietà militante rivoluzionaria quale opportunità per rilanciare una più che necessaria mobilitazione contro il 41-bis e un più che doveroso sostegno alla compagna stessa.

Per il 24 novembre, giorno della seconda udienza, viene indetta una mobilitazione nazionale a L’Aquila ma lo Stato avverte: la manifestazione non verrà in alcun modo e per alcun motivo autorizzata. Quel giorno circa 80 compagn* provenienti da tutta Italia si riuniscono sia sotto il Tribunale che sotto il carcere della città, sfidando nei fatti il divieto imposto, mentre la compagna consegna una dichiarazione da depositare agli atti e consultabile anche sul nostro blog. La reazione dello Stato non si fa attendere: nei mesi di febbraio e marzo 2018, 31 compagn* vengono denunciat* e indagat* per «manifestazione non autorizzata». In occasione della prossima udienza contro Nadia, il 4 maggio, è stata indetta un’ulteriore mobilitazione nazionale a L’Aquila, sia sotto al Tribunale (ore 09.00) che sotto al carcere.

Prendere parte e parteciparvi è quanto mai necessario: la tortura dell’isolamento, i tentativi con questa di spingere i rivoluzionari prigionieri a collaborare con lo Stato e l’eventuale o conseguente possibilità offerta a* compagn* detenut* di (ri)aprire la questione della «liberazione» a patto -e solo a patto- che dichiarino pubblicamente e definitivamente chiusa la politica rivoluzionaria a prescindere da chi la pratichi e a qualsiasi livello la si assuma, rappresentano tre nodi capaci di influire in maniera decisiva sulla ricostruzione di un Movimento rivoluzionario e sui quali bisogna posizionarsi e mobilitarsi.

Lo Stato non può annullare queste contraddizioni: può solo gestirle in termini controrivoluzionari da una parte e, dall’altra, tentare di impedire che intorno ad esse si radichino pratiche di rottura e contenuti rivoluzionari. In questo senso le 31 denunce e l’impegno di carattere riformista e revisionista di diverse realtà attive sul terreno della repressione risultano funzionali a questi obiettivi. Rilanciamo la lotta contro il 41-bis, a sostegno della resistenza della compagna impegnata a difendere la propria identità politica e per rispondere al tentativo di lungo periodo dello Stato di ostacolare la formazione di un’area antagonista intorno a contraddizioni particolarmente importanti e sensibili per la lotta e la prospettiva rivoluzionarie!

CONTRO IL 41-BIS! SOLIDARIETA’ CON TUTTI I RIVOLUZIONARI
PRIGIONIERI IN ITALIA E NEL MONDO! LA REPRESSIONE E LE DENUNCE NON
FERMANO LA LOTTA!

Collettivo Contro la Repressione per il Soccorso Rosso Internazionale

ccrsri.wordpress.com/ccrsri1@gmail.com

L’Aquila für Nadia Lioce: ein Bericht der anwesenden GenossInnen der RHI-SRI

PT-SRI (Proletari Torinesi – Per il Soccorso Rosse Internazionale / Turiner Proletarier – Für eine Rote Hilfe International)

Die Mobilisierung in L’aquila war ein grosser Erfolg. Sie führte mehrere Kollektive und MilitantInnen aus dem Norden und Süden zusammen – aus Ivrea, Biella , Genua, La Spezia, Mailand, Bologna, Florenz, Rom, Neapel, Taranto und GenossInnen aus L’aquila selbst – ein Treffen von ungefähr 80 anwesenden Personen.

Wenn wir die Transportschwierigkeiten (viele haben eine mühsame zweitägige Reise auf sich genommen) und die dafür aufzubringende Zeit in betracht ziehen, war es doch eine beachtliche Zahl. Erst recht wenn man dieses kriminalisierende Terrorismusklima betrachtet, welches vom Staat gegen Nadia, Roberto und Marco (MilitantInnen der BR-PCC unter 41bis Haftbedingungen) angewendet wird.

Der erste Treffpunkt war beim Gericht. Zuerst vor dem hässlichen Gebäude, dann im Saal selbst (nachdem selbstbewusst die Polizeisperre durchbrochen wurde). Dort wurden wir leider Zeugen einer weiteren Art der Repression, welche der Genossin eine Videoübertragung vom Gefängnis aus aufzwingt. Ihre Präsenz reduzierte sich somit auf ein winziges Bild, weit entfernt und jederzeit automatisch von den Richtern zensierbar. Nadia bevorzugte es ein Erklärungsdokument zu ihren Akten einzureichen. Sich entschied sich also für einen schriftlichen Beitrag ohne selbst zu intervenieren. Dieser Beitrag wird bald (auch auf Deutsch) zu lesen sein. Dieses obszöne Spektakel, welches die Folter des Artikel 41bis verübt, ging weiter in dem über die Störung geklagt wurde, welche durch die Proteste Nadias, wegen den aufdringlichen Durchsuchungen und Entzüge, verursacht wurde. Was für ein Leiden für die Folterer!

Zum Schluss der Anhörung liessen wir Nadia unsere Anwesenheit durch Parolen und ausgerollten Transparente fühlen. Ein starker Moment.

Gleichzeitig erhielten wir eine Nachricht von unseren GenossInnen aus Turin, über ihre erfolgreiche Platzkundgebung vor dem „Justiz“-Palast. Auch da wurden Transparente aufgehängt und Flugblätter verteilt: „41bis = Staatsfolter“ „Solidarität mit den revolutionären Genfangenen“.

Anschliessend ging es in Richtung Gefängnis. Auch da mussten Polizeisperren durchbrochen und Androhungen einer Anzeige hingenommen werden. Wir kommunizierten lautstark und mit Musik für einige Stunden mit den Gefangenen.

Das qualitative und politische Niveau der Mobilisierung war gut. Es wurde eine gemeinsame Grundlage erarbeitet in der unnachgiebigen Verteidigung derer, welche den revolutionären Kampf auf dem höchsten Niveau von Perspektive und Angriff auf sich genommen haben. Sie zu verteidigen bedeutet die MilitantInnen innerhalb antagonistischen Bewegung zu verstehen und deren Identität und die beschrittenen Wege in den Klassenausdrücke miteinzubeziehen. Viele Beiträge aus dem Lautsprecher waren der Meinung, dass man einem grausamen System, welches immer mehr soziale Verwüstungen vorantreibt, einem System dass aus einer repressiven und kriegstreiberischen Natur entspringt, zu aller erst mit Solidarität entgegnen muss. Die Klassenkräfte vereinen und sie in eine Perspektive des revolutionärem Zusammenstosses entwickeln. Der Revolution als Notwendigkeit, die von diesem kapitalistisch-imperialistischem System, welches vollkommen unreformierbar und am sterben ist, aufgezwungen wird.

Es wurden auch weitere Kampf- und Repressionssituationen zitiert. Ausgehend von den Gefängnissen bis zu den Aufenthaltszentren für Migranten und Flüchtlinge. Diese sind wie eine Bleiglocke über die proletarische Realität. Dazu vermehren sich Formen der Massenrepression bei der Arbeit und in den Quartieren. Mehrere Stimmen wurden für eine Einheit laut. Zusammen Kämpfen, diese Repressionswirklichkeiten und die Ausbeutung zusammenführen um sie in eine Kraft und Perspektive für eine Veränderung umzuwandeln.

Viele Teilnehmer sind selbst in verschiedenen Kämpfen und Fronten gegen andere Repressionsmassnahmen involviert. Somit ist diese Mobilisierung wirklich innerhalb einer breiteren Solidaritätsbewegung. Eine der besten Hilfen, die wir den Menschen hinter Gittern anbieten können. Wir verabschieden uns und erinnern an die nächsten Kundgebungen. Die nächste Anhörung des Prozesses gegen Nadia Lioce ist am 4. Mai 2018

(Bericht der anwesenden Militanten der RHI)